SFRUTTAMENTO ECCESSIVO DELLE RISORSE VIVENTI IN MADAGASCAR

Le specie native del Madagascar sono state oggetto di una caccia spietata e del fenomeno del collezionismo da parte della popolazione in disperato bisogno di provvedere alle proprie famiglie. Se fino al 1964 era illegale cacciare o catturare i lemuri, oggigiorno questi ultimi vengono cacciati come selvaggina in aree non protette da tabù e divieti locali, conosciuti come fady. Anche i tenrec e gli animali carnivori, eccellenti fonti proteiche, vengono cacciati in larga misura.

I rettili e gli anfibi vengono catturati per il commercio internazionale di animali domestici. Camaleonti, gechi, serpenti e tartarughe sono gli animali più presi di mira.

Le acque che circondano il Madagascar servono da ricco vivaio e costituiscono un’importante fonte di guadagno per gli abitanti dei villaggi. Sfortunatamente, la pesca è soggetta a scarsi controlli ed è poco regolata. I pescherecci stranieri invadono le zone di pesca, lasciando a bocca asciutta i locali e creando danni alla fauna marina. Squali, trepang e aragoste vengono pescati in quantità e a ritmi sempre più insostenibili.


Una foresta disboscata per l’agricoltura di sussistenza in Madagascar


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Traduzione di Diana Battaglio